Un’estate d’oro

Dopo mesi di incertezza è arrivato il tanto atteso mese di luglio e con esso anche le ambite Olimpiadi Tokio 2020. Così fra timori causa Covid e voglia di gareggiare il team azzurro è approdato in Oriente. Occhi puntati su qualche atleta ormai noto, si scruta, si attendono le prime qualificazioni per l’atletica leggera italiana. Le prime soddisfazioni non tardano ad arrivare e così ci si proietta per seguire le gare in diretta, nonostante il fuso. L’ansia sale, e le emozioni si amplificano. Anche in Italia comincia a diffondersi un sentimento differente, di speranza che forse la squadra azzurra possa regalare momenti speciali. Quei dieci giorni tra il 30 luglio e l’8 agosto hanno regalato un bel miracolo in effetti. Chissà se la medaglia di Tamberi sia stata proprio la miccia per i successi dei momenti seguenti? La finale di salto in alto è un susseguirsi di emozioni, Gimbo arriva con il suo amico qatariota Mutaz Essa Barshim e una volta toccata la misura del 2,37m danno luogo ad un gesto che rimarrà nella storia di tutte le Olimpiadi: entrambi gli atleti decidono di non andare allo spareggio e di aggiudicarsi due ori. Un gesto che stringe tutti e che fa comprendere quanto lo sport sia maestro di vita. Sarà stato per il medesimo passato legato agli infortuni, sarà stata l’enorme voglia di vincere, fatto sta che Tamberi apre le danze. Subito dopo è la volta della finale dei 100m, c’è in corsia Marcel Jacobs che attende intrepido. Dopo i primi secondi si comincia a capire che quei 100m potrebbero essere “italiani” e così sotto le grida di tutti e sotto grandi sorrisi arriva il 9,80 e Jacobs è l’uomo più veloce del mondo, lui dopo Bolt! Corre ad abbracciarlo l’amico Tamberi ancora in trance per il suo podio. Un primo agosto tutto da ricordare che ha dato il via ad un crescendo di emozioni “luccicanti”: il 5 agosto è la volta del pugliese Massimo Stano, nemmeno quotato dai bookmaker, che conquista il primo posto nella marcia dei 20 km con una prestazione degna di nota coprendo gli ultimi 2 km in 7’35’’. Il giorno dopo a suon di marcia è Antonella Palmisano a conquistare i cuori azzurri e regala un oro nella 20 km di marcia femminile, staccando le avversarie a poco più di 3 km dalla fine. Il poker della settimana si conclude con la staffetta 4×100 uomini, una staffetta che vede volare un Filippo Tortu che nelle individuali non era riuscito ad emergere e che invece ha ritrovato la grinta e la determinazione in questa finale. Una collezione di ori che regala una fiducia pazzesca agli italiani che dopo mesi di buio ne avevano sicuramente bisogno. Una serie di successi che testimonia l’impegno di tanti atleti che anche nell’ultimo anno non hanno smesso di crederci, un traguardo fatto di tanti tasselli, di momenti difficili, di lacrime, di rinunce, di dolori ma anche di enormi soddisfazioni. È vero l’Italia non era tra le nazioni favorite ma forse è proprio qui la differenza tra l’essere campioni e l’aver talento: un carattere che ha consentito di fare la differenza. A parte gli ori dietro questo favoloso team azzurro c’è stata una Nadia Battocletti che nei 5.000 donne ha firmato una prestazione clamorosa, chiudendo l’ultimo “mille” in circa 2’48’’ che le ha regalato una settima posizione per la sua serie e un personale di 14’46’’29. Ancora un Alessandro Sibilio che nella finale dei 400 ostacoli ha gareggiato con atleti tecnicamente molto preparati e ha saputo abbassare il suo personale a 47’’93 arrivando ottavo. Sibilio è stato anche presente nella staffetta 4×400 maschile dove nonostante qualche errore tecnico sono riusciti a migliorare il record italiano 2’58’’81. Nei 1500 donne Gaia Sabbatini conquista la finale e  chiude con un ottavo posto e un personal best di 4’02’’25.

Allargando un po’ la prospettiva e uscendo dal territorio nazionale non si può non riflettere su due donne favolose: la velocista Allyson Felix che a 35 anni è ancora tra le migliori e con le due medaglie conquistate a Tokio, bronzo nei 400 m e oro nella 4×400 è arrivata a quota 11 podi olimpici. Una donna da una storia incredibile, oltre al suo vissuto personale ha dovuto fare i conti con il rinvio di un anno di queste Olimpiadi che per la sua età avrebbero potuto significare conseguenze non piacevoli ma le tre ore al giorno in pista e altre due di sollevamenti in palestra oltre all’alternanza con un periodo di riposo le hanno concesso di disputare in modo brillante questa competizione. L’altra donna che merita un discorso a parte è la Hassan Sifan che dopo l’oro nei 5.000m e il bronzo nei 1.500m, ha conquistato anche il titolo dei 10.000m, tagliando il traguardo in 29’55”32 davanti a Kalkidan Gezahegne e Letesenbet Gidey, gareggiando esattamente 6 gare in 9 giorni, una forza bestiale.

Questi atleti ci devono far riflettere e comprendere l’essenza dello sport che insegna fin da piccoli che i traguardi arrivano ma sono la sommatoria di tanti enormi sacrifici che solo a volte possono essere accompagnati da un pizzico di fortuna.

Bello il messaggio del Presidente Stefano Mei che auspica un’invasione delle piste di atletica, se questi ragazzi che hanno fatto sognare una nazione intera, e non solo, fossero riusciti a trasmettere solo ¼ della loro passione, beh allora sì che sarebbe una bella vittoria!

Una nuova stagione è pronta a ripartire e l’augurio che si può senz’altro fare è quello di far tesoro di questi momenti e praticarli nella propria quotidianità che sia una 10 km, una serie in salita o semplicemente la vita di tutti i giorni!